mercoledì 25 febbraio 2009

Il postino

Non si tratta del postino di neruda, né tantomeno di quello con la faccia di Jack Nicholson che suonava sempre due volte, bensì più prosaicamente del postino italiano.
Ebbene, incrociando un postino nell'androne del palazzo, o meglio, una postina piacente, direi carina, che mi aveva citofonato per firmare, ho pensato a come è cambiato il loro ruolo, la loro figura.
Da personaggio positivo e familiare, cui si apriva sempre la porta di casa e alle volte si invitava a prendere un caffè o una tazza di brodo caldo contro i freddi invernali, oggi, per quanto piacente o carina, il postino/a è una figura negativa, che porta guai nella maggior parte dei casi.
Quando bussa alla porta è un uccello del malaugurio, un corvo, un gufo che spezza la fragile pax familiare e irrompe con la sua inconsapevole negatività direttamente nel centro del salotto, dopo che la notifica di una multa o di una cartella pazza è stata effettuata.
La gente - me compreso - li fugge come il peggiore dei mali, e sono certo che, poverini, si beccano sostanziose e quotidiane razioni di improperi.
Ultimo ingranaggio del potere amministrativo, e quindi politico, il postino contemporaneo a contratto trimestrale è la trincea della pervasività assillante dello Stato e del Mercato messi insieme.
Una vera e propria iattura, insomma.
Una volta un ex amico un po' anarchico mi disse che per bloccare questo Sistema iniquo e antidemocratico era perfettamente inutile ammazzare politici o giuslavoristi, perchè è come voler combattere il tumore solleticando la metastasi.
Più che sufficiente invece eliminare postini e ufficiali giudiziari: chi accetterebbe un lavoro così a rischio, dopo che cento, mille dei loro sono stati selvaggiamente picchiati in ogni quartiere di tutte le città d'Italia?
Le notifiche avverebbero a mezzo esercito? Oppure a mano armata?
A quel punto, però, la democrazia avrebbe raggiunto l'omega point, con tutte le conseguenza del caso.
E come dargli torto.

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