Ricerche Eurisco ed Eurispes hanno evidenziato che gli scommettitori in Italia sono oltre 30 milioni, tutti abitanti di uno stato cinico e distratto che per anni ha negato la legislazione per l'esercizio delle case da gioco inserite in un contesto di offerta turistica, per poi deregolamentare selvaggiamente il settore dell'azzardo, fino a portarlo a minorenni, casalinghe, pensionati, disoccupati.
Ogni angolo di strada è stata trasformata in una bisca legalizzata, e i numeri sono impressionanti: 300 mila macchinette, 120 mila punti vendita, 42 miliardi di euro giocati/spesa procapite 450 euro, gettiti per lo Stato di 12 milardi (2,5% delle entrate tributarie), 14 mila punti vendita sui 17 mila previsti dal bando di gara Bersani, 337 sale bingo, 280 mila slot (macchinette), 1500 sale giochi, 515 banchi lotto.
Dai primi anni del 2000 il gioco d'azzardo si è trasformato in un vero e proprio fenomeno di massa, tanto che gli studiosi sottilineano il diffondersi del c.d. "gioco compulsivo" oltre alle rilevanti ripercussioni socio-economiche che evidenziano ambigui paradigmi culturali.
L'azzardo sembra aver perso la sua tradizionale connotazione per assumere una più suadente pragmatica definizione di "gioco pubblico", quindi sicuro/lecito/responsabile; tuttavia questi elementi prendono in considerazione soltanto uno degli elementi che compongono il quadro (gioco e operatore) trascurando completamente il terzo, ossia il giocatore, che non sembra cogliere la pericolosità dei prodotti offerti in modo invasivo, comunicati come una innocente forma di intrattenimento se non addirittura surrettiziamente indicati come soluzione dei quotidiani problemi economici, e che genera un portato ludico-dipendente fonte di allarme sociale per la devianza esistenziale intrinseca.
L'equivoco nasce fin dal significato linguistico e interpretativo di gioco d'azzardo, che non distingue come nell'idioma inglese tra gaming, play e gambling, tre termini che corrispondono ad altrettante categorie ludiche; l'unica definizione oggi in nostro possesso è fornita dal codice penale, all'art 718 e segg.ti: "sono giochi d'azzardo quelli nei quali ricorre il fine di lucro e la vincita o la perdita è interamente o quasi interamente aleatoria".
Il nostro ordinamento è l'inico in Europa e nel mondo occidentale a non essere dotato di una legge organica sul gioco d'azzardo, perchè l'intera materia è regolata da una giungla di leggi speciali ad hoc.
Lo Stato italiano e il governo di sinistra hanno motivato la liberalizzazione con ragioni di contrasto all'evasione e al gioco illegale, sostenendo che l'aumento vertiginoso in percentuale dipende proprio da una sottrazione di quote all'erea illegale, ovvero di emersione e regolazione del gioco d'azzardo (riduzione e regolazione di riffe e lotterie clandestine). A questi dati Aams, gli analisti del settore oppongono altri elementi: crescita parallela del gioco clandestino, inefficacia degli strumenti di controllo, aumento delle ludopatie e di fenomeni degenerativi legati al gioco problematico.
I dati forniti dalla consulta nazionale antiusura rivelano però che l'illegalità si nasconde nella legalità, con rilevanti infiltrazioni della criminalità organizzata che finanzia in misura crescente il business del gioco pubblico. Con le sale scommesse si fa un eneorme salto qualitativo e quantitativo nel riciclaggio dei proventi illeciti, essendo le sale distribuite in maniera capillare sul territorio nazionale; e con il bando 2006 (Bersani) il numero di agenzie si è moltiplicato insieme al richio del riciclaggio. Alla gara per agenzie di scommesse non ippiche non ha partecipato nessuno dei colossi del settore (sisal, snai, lottomatica) ma soggetti medio piccoli, anche a gestione familiare, che sono arrivati a spendere 750 mila euro per un'agenzia a Palermo, dimostrando che con quei numeri è matematicamente impossibile rientrare dall'investimento ...
Le tre "sorelle" del gioco in italia: sisal, snai, lottomatica, mentre i giochi oggetto di concessione sono scommesse ippiche e sportive, bingo, lotterie istantanee, slot machine, lotto, superenalotto, totocalcio.
Il settore dei giochi e delle scommesse è collocato al quarto posto nella scala economica del paese, al secondo se si analizzano i dati disaggregati delle singole imprese.
L'italia è in testa alla classifica mondiale per spesa procapite per il gioco (fonte 2006) con circa 620 euro/anno.
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