domenica 12 ottobre 2008

Utopie e velocità di sistema

L'aumento della velocità di sistema, del ritmo di vita e del tempo storico implica una serie di conseguenze e di cambiamenti radicali: l’area dell’esperienza si restringe e simultaneamente si abbassa l’orizzonte delle attese-aspettative.
Per effetto di questa velocità gli eventi si susseguono senza che la memoria faccia in tempo ad assimilare e metabolizzare con finalità empiriche, ovvero per la costruzione di un passato significativo in grado di essere conservato e utilizzato al momento opportuno. In pratica, l’esperienza si impoverisce e diventa rapidamente obsoleta, al contrario di ciò che invece può sembrare a tutti noi, ovvero la falsa impressione di vivere un tempo ricco di esperienza.
Tale impoverimento avviene perché il presente non riceve più linfa vitale dal passato, mentre l’immagine del futuro diventa sempre più sfocata.
L’effetto della velocità del sistema e del tempo storico ha prodotto l'innegabile conseguenza che non riusciamo più a guardare altrove né a distinguere i contorni; l'esistenza si riduce a una folle corsa - possibilmente senza incidenti di percorso - dove conta unicamente la sopravvivenza quotidiana.
Chiusi nel piccolo “abitacolo” di plastica e convenzioni sociali non guardiamo nulla, e gli altri esistono se non in qualità di ostacolo, incidente, rallentamento.
Ciò accade perché l’uomo ha affidato alle macchine il compito di sostituirlo, nell’illusione di potersi liberare dalla fatica del lavoro, e incappando invece nella "trappola degli schiavi": più ne possiedi, più ne hai bisogno.
L’uomo si è auto-imprigionato in un orizzonte temporale che lo opprime dopo aver capovolto il paradigma iniziale: egli non è più il fine ultimo ma il mezzo, e al proprio posto ha preferito mettere la tecnica.
La tecnica è divenuto il fine, e l'uomo il mezzo. Finquando resterà in piedi questo paradigma, voluto dai tecnocrati, l'orizzonte temporale resterà basso e opprimente. Per capovolgerlo e riportare l'uomo al centro degli obiettivi è necessario modificare alcune convenzioni sociali fondamentali, in primis quella del tempo scandito dal calendario, ormai obsoleto e tarato su velocità e tecnica ottocentesca.
In secondo luogo è necessario cambiare la concezione del denaro, anch'esso trasformatosi da mezzo in fine ultimo.
Il calendario e il denaro sono due convenzioni sociali, e in quanto tali passibili di modifiche, adattamenti, miglioramenti.
Chi non le vuole non desidera liberare l'uomo da ciò che oggi l'opprime.