venerdì 7 novembre 2008

Quelle cinture sono una sicurezza

Le cinture di sicurezza sono un mezzo utilizzato per diminuire la gravità delle conseguenze fisiche subite dai viaggiatori vittime di incidenti stradali.
Tuttavia, in molti casi esse si sono dimostrate controproducenti, impedendo ad esempio ai malcapitati di uscire o di essere estratti rapidamente dall'auto in caso di incidente grave, causandone così la morte.
La scelta di soggiacere a un rischio piuttosto che a un altro è dunque pertinenza esclusiva e insindacabile di ogni individuo. Il concetto di "scelta" è un principio cardine delle democrazie, perchè dove non si può scegliere non si è liberi.
Ora, una legge che impone un comportamento limitativo della scelta, ossia della libertà, è senza dubbio una legge sbagliata; ve se sono tante di leggi sbagliate, d'altro canto sono fatte dagli uomini, e questi solitamente sbagliano molto più delle donne, ma le leggi sbagliate vanno modificate oppure abrogate, proprio come quella sull'obbligo di indossare le cinture in automobile, o sull'obbligo di indossare il casco in moto, che attingono ufficialmente la loro ratio da principi generali di sicurezza, mentre in realtà prendono forma e sostanza dalle radici più deteriori dell'ipocrisia. Vediamo il perchè.
La prima ragione addotta è che il provvedimento è preso per il bene dei cittadini. Questa affermazione è ipocrita perchè nessun uomo ha il diritto di imporre ad altri un qualsiasi comportamento con la scusa di farlo per il suo bene. Se così fosse, l'alcol non dovrebbe essere liberamente venduto nei bar, perchè tutti sanno ed è scientificamente provato che l'alcol danneggia la salute.
Ma chi non indossa le cinture di sicurezza e viene multato, e rifiuta di pagare l'illegittima ammenda, subisce il blocco amministrativo dei suoi beni. Se oppone resistenza a pubblico ufficiale per evitare eventuali pignoramenti mobiliari o immobiliari, viene condannato alla reclusione da 6 mesi a 5 anni, secondo l' art. 337 CP. Se infine oppone resistenza all'illegittimo arresto, viene aggredito con le armi e può essere ferito od ucciso. Tutto per il suo bene.
Far male a una persona adulta e responsabile contro la sua volontà, asserendo di farlo per il suo bene, è senza alcun dubbio un'aberrazione giuridica.
La seconda ragione addotta dai sostenitori della legge è quella che con l'adozione di tale provvedimento diminuirebbe il numero di feriti, e con loro le connesse spese mediche e successive spese di invalidità. Da ciò deriverebbe un utile per lo Stato e teoricamente (ma solo teoricamente) tasse inferiori per i cittadini. Noi sappiamo fin troppo bene che non è così. A memoria d'uomo non vi sono esempi di spese in diminuzione, ma sempre in aumento. Soprattutto, il fatto che vengano messe a confronto giustizia e utilità, ossia stato con mercato, è indice di un distacco dai reali bisogni dei cittadini, poichè dovrebbe sempre venir prima l'uomo con le sue libertà, e dopo le esigenze legate all'efficienza, che è un concetto tipico della produzione. Il motivo cade interamente se poi si ammette che chi vuole essere libero di indossare o meno le cinture può, di conseguenza, rinunciare ai servizi correlati (spese mediche e invalidità), naturalmente ricevendo il rimborso delle somme versate direttamente con contributi o indirettamente con le tasse.
La terza ragione addotta è che le compagnie di assicurazione pagano statisticamente danni maggiori per il mancato uso delle cinture, quindi renderle obbligatorie riduce le loro spese e, sempre teoricamente, i premi pagati dagli automobilisti. Anche in questo caso sappiamo bene che non è così. Al di là della mera quanto triste considerazione che i premi delle polizze R.C. auto aumentano, contra legem, anche quanto l'assicurato non commette sinistri, figurarsi se i premi diminuiscono con l'uso massivo delle cinture di sicurezza. C'e poi, ancora una volta, il confronto tra giustizia e tornaconto, per cui anche questo motivo cade.
Cade ancor più fragorosamente se si pensa che l'assicurazione deve rispondere dei danni causati dall'assicurato indipendentemente dalle misure prese dal danneggiato per ridurre tali danni; altrimenti seguendo la stessa logica le assicurazioni dovrebbero chiedere a pedoni e ciclisti di circolare protetti da armature d'acciaio, caschi, luci di segnalazione senza alcun limite.

In conclusione, non indossare le cinture di sicurezza non cagiona danni illeciti a terzi.

Ma vi è anche un'altra ragione, non più taciuta ormai, per la quale tali assurde leggi restano ancora in vigore: con il denaro proveniente da multe e contravvenzioni lo Stato e gli enti locali incassano enormi somme. Suscita una malcelata tristezza constatare che Carabinieri e Polizia sono stati degradati, da difensori del cittadino, a semplici grassatori statali, appostati sulle strade per depredare i viaggiatori, dotati anche di apparecchiature sofisticate allo scopo non già di prevenire bensì unicamente di sanzionare e incassare denaro. Sono centinaia di migliaia di automobilisti che ogni anno vengono "derubati" dallo Stato per non aver obbedito al diktat delle cinture di sicurezza, o per aver oltrepassato il limite di velocità di cinque, dieci chilometri orari, tanto che gli stessi cittadini sono costretti a difendersi da una simile aggressione con apposite associazioni di tutela dei diritti del cittadino, oppure organizzandosi tra loro segnalando con i lampeggianti di auto emoto la presenza di grassatori statali nelle vicinanze. Questo la dice lunga, molto lunga sugli italiani e il loro senso dello stato: come dargli torto?

Questo post prende spunto dalla vicenda di Marcello Gardani di cui propongo anche il link "Se Arnoldo lo sapesse" oltre a questa lettera da lui stesso inviata al Prefetto di Mantova:

«Oggetto: Ricorso contro i verbali numero P0093460 e P0093461, elevati nei miei confronti dal carabiniere XY della stazione di Sabbioneta il 25/10/1992. Riferimento alla sua lettera del 5/2/94.

Leggo sulla sua lettera, firmata da T. Ganxxx ed A. Fexxx, che ella ha ritenuto irrilevanti i pur particolareggiati motivi di opposizione da me esposti contro il verbale in oggetto. Si figuri se io non ritengo irrilevante la sua miserabile missiva, che è addirittura priva di motivazioni. Un tale arrogante atteggiamento non mi stupisce minimamente, in quanto la repubblica italiana si dimostra ogni giorno di più un'associazione per delinquere di matrice socialista, i cui scopi primari sono la violenza e l'estorsione nei confronti dei suoi sudditi.
Ovviamente non ho nessuna intenzione di piegarmi ai suoi ridicoli ordini ed ingiunzioni. L'avverto che chiunque tenterà, in seguito alla sua ordinanza, di derubarmi dell'importo da lei illegittimamente richiesto sarà da me considerato, trattato e giustiziato come ladro e rapinatore. Contro la criminalità legale di chi, come lei ed i suoi complici, non indietreggia di fronte al furto, alla violenza ed all'omicidio, pur di costringere altri ad azioni arbitrarie, come, nella fattispecie, indossare le cinture di sicurezza, è giusto che non vi sia né rispetto né pietà.
Molti, sciocchi o superficiali, potrebbero acriticamente considerare esagerata una tale reazione da uomo libero alla violenza criminale organizzata, costituita dalla repubblica italiana e dalle sue leggi, così come è stata acriticamente considerata esagerata l' azione dell'uomo che, in Germania, in questi giorni, ha provocato una strage in tribunale (però, posto che avesse ragione, quell'uomo era un Eroe), ma ritengo che sia più onorevole morire combattendo questa rivoltante repubblica piuttosto che sopravvivere come suoi schiavi.
In fede.
Marcello Gardani

P.S.: Per il timore che, a causa del mio recente trasloco all' indirizzo sopra riportato, i suoi complici possano non trovarmi in casa, aggiungo anche il mio nuovo numero di telefono, così che mi possiate avvertire della vostra attesissima venuta, a cui non mancherei per nessuna ragione al mondo. Anzi, una sua visita di persona sarebbe molto gradita. La reputo improbabile, perché nascondersi dietro gli altri è assai più comodo e perché l'arroganza dei dittatorelli è spesso inversamente proporzionale al loro coraggio.
»

domenica 12 ottobre 2008

Utopie e velocità di sistema

L'aumento della velocità di sistema, del ritmo di vita e del tempo storico implica una serie di conseguenze e di cambiamenti radicali: l’area dell’esperienza si restringe e simultaneamente si abbassa l’orizzonte delle attese-aspettative.
Per effetto di questa velocità gli eventi si susseguono senza che la memoria faccia in tempo ad assimilare e metabolizzare con finalità empiriche, ovvero per la costruzione di un passato significativo in grado di essere conservato e utilizzato al momento opportuno. In pratica, l’esperienza si impoverisce e diventa rapidamente obsoleta, al contrario di ciò che invece può sembrare a tutti noi, ovvero la falsa impressione di vivere un tempo ricco di esperienza.
Tale impoverimento avviene perché il presente non riceve più linfa vitale dal passato, mentre l’immagine del futuro diventa sempre più sfocata.
L’effetto della velocità del sistema e del tempo storico ha prodotto l'innegabile conseguenza che non riusciamo più a guardare altrove né a distinguere i contorni; l'esistenza si riduce a una folle corsa - possibilmente senza incidenti di percorso - dove conta unicamente la sopravvivenza quotidiana.
Chiusi nel piccolo “abitacolo” di plastica e convenzioni sociali non guardiamo nulla, e gli altri esistono se non in qualità di ostacolo, incidente, rallentamento.
Ciò accade perché l’uomo ha affidato alle macchine il compito di sostituirlo, nell’illusione di potersi liberare dalla fatica del lavoro, e incappando invece nella "trappola degli schiavi": più ne possiedi, più ne hai bisogno.
L’uomo si è auto-imprigionato in un orizzonte temporale che lo opprime dopo aver capovolto il paradigma iniziale: egli non è più il fine ultimo ma il mezzo, e al proprio posto ha preferito mettere la tecnica.
La tecnica è divenuto il fine, e l'uomo il mezzo. Finquando resterà in piedi questo paradigma, voluto dai tecnocrati, l'orizzonte temporale resterà basso e opprimente. Per capovolgerlo e riportare l'uomo al centro degli obiettivi è necessario modificare alcune convenzioni sociali fondamentali, in primis quella del tempo scandito dal calendario, ormai obsoleto e tarato su velocità e tecnica ottocentesca.
In secondo luogo è necessario cambiare la concezione del denaro, anch'esso trasformatosi da mezzo in fine ultimo.
Il calendario e il denaro sono due convenzioni sociali, e in quanto tali passibili di modifiche, adattamenti, miglioramenti.
Chi non le vuole non desidera liberare l'uomo da ciò che oggi l'opprime.

lunedì 15 settembre 2008

Absolut, alcol assoluto

L’articolo che segue, dal titolo "Tho, un francese di spirito", l’ho letto a pagina.106 di Panorama n. 32 del 07/08/2008.
Si parla di Pierre Pringuet, AD della Pernod-Ricard, che dopo l'acquisto della vodka Absolut vuole contendere alla Diageo il primato mondiale nel settore delle bevande alcoliche e superalcoliche.

[...]Con un'operazione da 5,6 milardi di euro ha battuto concorrenti come Bacardi per contendersi il mercato mondiale del vino e degli alcolici. per un totale di 91 milioni di casse da 9 litri ciascuna vendute ogni anno (819 milioni di litri) [...] Dopo aver ricevuto l'ok dall'antitrust europeo, Pringuet è già pronto a calare sui mercati internazionali l'asso Absolut, con massicci investimenti di marketing. Per fare ciò, continuerà la politica di forti investimenti in comunicazione che nel 2007 hanno superato il miliardo di euro [...] L'obiettivo è cavalcare la crescita del mercato statunitense ma sopratutto di quello cinese che potrebbe passare dalla attuali diecimila ad un milione di casse all'anno [...] In Italia, in seguito alla leggera contrazione dovuta all'introduzione della normativa sul consumo notturno di alcol, si vuole recuperare i volumi nel canale della grande distribuzione e in quello di bar e ristoranti, con investimenti promozionali più forti.

Sono rimasto molto colpito. Si parla di super alcolici come di una merce qualsiasi, come di un prodotto da lanciare o consolidare sui mercati grazie a forti iniziative di marketing e comunicazione, come una lavatrice, uno shampoo, uno yogurt. In particolare si evidenzia la prospettiva del mercato cinese, che conta di passare da 10 mila ad un milione di casse (!); del mercato statunitense "in crescita"; dell'aggiramento della normativa italiana vendendo più massicciamente la vodka in supermercati, bar e ristoranti. Questa disinvoltura nel trattare l'alcol e il superalcolico come un succo di frutta è sconvolgente, un'indulgenza che la dice lunga su come viene considerato da governanti e mass media: parte integrante della cultura occidentale. Ci appartiene culturalmente, e anche religiosamente, al punto che sull'altare il prete si fa mezzo bicchiere di vino, non due tiri a una canna. Eppure è stato scientificamente provato che l'alcol è molto più pericoloso delle droghe leggere. A tal proposito invito chiunque sia finito in questo blog a leggere gli studi effettuati dal medico Giancarlo Arnao, nonchè a rispondere al suo simpaticissimo "canna-quiz".

martedì 12 agosto 2008

Onan il barbaro?

La Chiesa Cattolica condanna il coito interrotto, detto anche onanismo.
Onanismo è un termine fatto derivare dal nome del personaggio biblico Onan, che utilizzò la pratica anticoncezionale del coitus interruptus per evitare volontariamente la nascita di figli che non avrebbero potuto portare il suo nome: "Giuda prese una moglie per il suo primogenito Er, la quale si chiamava Tamar. Ma Er, primogenito di Giuda, si rese odioso al Signore e il Signore lo fece morire. Allora Giuda disse a Onan "Unisciti alla moglie del fratello, compi verso di lei il dovere di cognato e assicura così posterità per il fratello". Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva per terra, per non dare posterità al fratello. Ciò che egli faceva non fu gradito al Signore, il quale fece morire anche lui. - Genesi 38,6-10" -
Onanismo è quindi l'atto diretto a impedire la generazione della prole mediante pratiche anticoncezionali, e da qui la condanna della chiesa sulla “dispersione del seme”. Nell'uso corrente - ma talvolta anche nella terminologia medico-psicologica - alla parola onanismo viene invece accostato impropriamente il significato di pratica della masturbazione.
Ora, a parte la considerazione del passo biblico particolarmente truculento, nel quale Dio fa morire Er, primogenito di Giuda, perché gli si era “reso odioso”, e non se ne spiega la ragione, ma che dovette essere particolarmente grande per meritare la morte come punizione; vi è poi anche la "strana richiesta" che Dio fa ad Onan, imponendogli di congiungersi carnalmente con la vedova di Er, Tamar, per garantirne la prole; pratica che Onan si rifiuta di eseguire - o meglio - che esegue soltanto a metà, perché se la scopava senza "venirle" dentro. Una furbizia che gli è costata la vita.
Al di là dunque del torbido passo biblico, nel quale Dio uccide un tizio perché gli stava sulle palle e obbliga un terzo a scoparsi una giovane vedova per metterla incinta, il brano della Genesi è centrale per tutta la morale sessuale della civiltà occidentale, fortemente pervasa di cultura e morale cattolica.
Infatti, vietando lo spargimento del seme extra vulvare, e vietando al contempo qualunque pratica anticoncezionale invasiva o dannosa per la donna (pillole, spirali etc.) incluso il preservativo, l’attività sessuale dei cattolici ne risulta particolarmente compromessa e irta di ostacoli. Vorrei quindi spezzare una lancia in loro favore aprendo un varco, accendere un lumicino di speranza mediante l’utilizzo di una piccola forzatura etimologica, che è la seguente.
Il coito (dal latino coitus, verbo coeo=venire insieme) è il raggiungimento dell’orgasmo, che nell’uomo si manifesta palesemente con la fuoriuscita del seme, mentre nella donna è più nascosto, e per i meno smaliziati può anche essere finto. Pertanto il coito interrotto, ossia l’interruzione dell’eiaculazione, è un ossimoro in quanto non può esservi alcuno stopping nella fuoriuscita di liquido seminale, che anzi cade copiosamente altrove. Per cui, ripeto, nel "coito interrotto" non può esservi alcuna interruzione orgasmatica perchè altrimenti non può parlarsi di coito. In buona sostanza, quando c'è il coito c'è anche il seme, i due elementi sono indivisibili, soprattutto nell'uomo. Niente coito, niente seme. Con linguaggio pubblicitario: "no coito, no sbory".
Ciò che la Chiesa - e la relativa morale cattolica - condanna è dunque la dispersione del liquido, impropriamente definita coitus interruptus, che io invece, con un neologismo testè creato, preferirei chiamare "spargy", adatto anche al latino: spargo, is, sparsi, sparsum, ere.
A questo punto, ecco la domanda: è lecito, per la Chiesa Cattolica, condannare senza appello una pratica anticoncezionale naturale come lo "spargy", non invasiva né pericolosa per la coppia, utilizzando un passo biblico di rara crudezza e morbosità? La mia risposta è No, non può. A maggior ragione quando vieta l’utilizzo di qualunque altro sistema anticoncezionale, incluso il preservativo, che io personalmente aborro perché dà fastidio e inquina l’ambiente.
La Chiesa, come tutte le religioni e le relative credenze, a mio avviso impone una finta morale, centrata come abbiamo visto su di uno spaventoso brano della Genesi, al solo scopo di effettuare il controllo delle nascite e le conseguenti pressioni demografiche, cui sono inestricabilmente connessi produzione ed esaurimento delle risorse, organizzazione familiare, rapporti sociali e di proprietà, inclusi le preferenze e i tabù alimentari.
Per le connessioni tra questi fattori determinanti consiglio la lettura di un libro illuminante, “Cannibali e re”, scritto dall’antropologo Marvin Harris, il quale, tacciato di determinismo culturale dai suoi detrattori, così conclude la prefazione: «[…] Le varie culture si sono sviluppate lungo sentieri paralleli e convergenti, altamente prevedibili in base ad una conoscenza dei processi di produzione, riproduzione, intensificazione e sfruttamento dell’ambiente. […] A mio giudizio libero arbitrio e scelta morale non hanno avuto praticamente alcun effetto significativo sulle linee di sviluppo dei sistemi sociali, e coloro che si preoccupano di proteggere la dignità umana dal determinismo devono porsi, come faccio io, la seguente domanda: perché fino ad oggi la vita sociale si è espressa in forma prevedibili anziché imprevedibili? Sono convinto che uno dei maggiori ostacoli esistenti all’esercizio della libera scelta per realizzare gli obiettivi improbabili della pace, dell’uguaglianza e del benessere è la mancata conoscenza dei processi evolutivi materiali che spiegano il prevalere delle guerre, dell’ineguaglianza e della povertà.
Si deve a questo voluto misconoscimento della scienza e della cultura se il mondo è pieno di moralisti che pretendono di aver scelto liberamente ciò che inconsapevolmente sono stati costretti a volere, mentre milioni di persone che vorrebbero essere libere finiscono col piegarsi a nuove forme di schiavitù perché non comprendono i fattori che condizionano la libertà di scelta.
Per cambiare in meglio la vita sociale bisogna cominciare a capire perché solitamente cambia in peggio; ecco perché l’ignoranza dei fattori causali dell’evoluzione culturale ed il misconoscimento dei limiti dell’agire intenzionale li considero come forme di malafede
».
In conclusione, cari cattolici praticanti e non, secondo il mio modestissimo parere potete tranquillamente accoppiarvi e spargere il seme ovunque senza con questo andare contro alcuna morale religiosa, trattandosi di una pratica anticoncezionale naturale, non invasiva, e come abbiamo sin qui visto tutta centrata sull'interpretazione di un passo della genesi morboso e truculento che ai nostri giorni dovrebbe chiedere asilo alla convenzione di ginevra per i diritti umani. Certo non è sicura al 100%, ma per ridurre al minimo i rischi di ingravidare la donna il consiglio fondamentale è: con lo spargy fanne solo una e buona, mai "la doppietta".

giovedì 7 agosto 2008

Take me to the river


Ora ho capito perchè si chiama "val calore", il significato è letterale: fa caldo, tanto caldo. Sulla costa il termometro segnava 31 gradi, temperati da una leggera brezza, mentre lì in collina i gradi erano 34, e non tirava un alito di vento. Mi verrebbe da aggiungere che "... il fiume giaceva liscio e piano, e sarebbe parso immobile se non fosse stato ...", ma potrei essere accusato di plagio, quindi mi fermo. Anche se in onore del mio passato "plagiarista" tale accusa mi renderebbe orgoglioso.

Apro parentesi: devo assolutamente cambiare sta tastiera, suona male, non ha il tocco che io preferisco, credo che la regalerò a simone visto che mi ha riempito di insulti quando l'ha notata, e ciò inequivolcabilmente significa che la vorrebbe lui. Chiusa parentesi.

Ad ogni modo, finalmente sono andato a fare la gita che desideravo da molto tempo, nelle gole del fiume Calore, insieme a una parte dei "grillacci", anche se ormai non mi piace nemmeno più questo nome. Dovremmo trovare un nome al gruppo, è la mia fissazione di sempre. Il fatto che possa bene o male collegarsi a quel fenomeno da baraccone parapolitico di nome beppe grillo, uno che mente sapendo di mentire, mi fa venire i brividi.

Eravano in sei: io, simone, michele, peppe "o'ripp", enzo "o'professore" e marina, assenti dario e consorte, tornati la sera prima dal nord italia e quindi materialmente impossibilitati causa recupero energie.

Seconda parentesi: notavo che - esclusi i capoverso - scrivere tutto in carattere minuscolo mi piace oltre ad essere più comodo, o forse mi piace perchè è più comodo. Chiusa parentesi.

Inizialmente volevo portare anche giusy e gillo, ma ho fatto bene a non insistere perchè la strada è un po' lunga per chi soffre l'auto, e poi volevo rendermi conto della situazione; sicuramente l'anno prossimo andremo togheter.

Lo scambio in macchina è stato buono, soprattutto tra simone e michele, io sono intervenuto poco, più che altro ho ascoltato; invece in gruppo non c'è stato uno scambio particolarmente intenso o brillante, non saprei spiegarne il motivo. Indubbiamente il caldo e la novità del posto inducono più all'osservazione che al dialogo, però almeno a tavola mi sarebbe piaciuto scambiare qualche file memetico. Pazienza. Attribuisco perciò al vino la colpa d'essere un pessimo lubrificante mentale, d'estate ci vuole la birra, a fiumi, bella ghiacciata. A proposito di vino, una nota su quel pessimo posto dove abbiamo mangiato, la locanda remolino. L'oste, scontroso e antipatico, non aveva verdure, e alla nostra richiesta ha proposto “insalata”, e lì abbiamo capito con chi avevamo a che fare. Enzo ha fatto bene a sottolinearlo, è vergognoso propinare per "cucina tipica" carne di vitello, insalata e vino di gragnano (!!) pagato 5,5 euro (!!!!). C'è del marcio in danimarca, tanto marcio.

Il fiume è bello, anche se me lo aspettavo più maestoso, più irruento, mentre le gole potrebbero tranquillamente essere un pezzo di sudamerica, colombia, perù. Peccato non aver potuto fare il percorso a pedi, il prof era claudicante, ma tant’è, ritornerò sul fiume per apprezzarlo meglio.

Un’ultima annotazione: sembravamo bambini che giocavano con la neve dopo averla vista per la prima vlta, e in effetti, almeno per me, le esperienze di fiume sono state piuttosto rare, al contrario dei popoli nordici che non avendo il mare hanno un rapporto molto più confidenziale con le acque dolci. Forse per questo una coppia di giovani tedeschi ci guardava straniti, placidamente seduti in acqua a rinfrescarsi, noi a spruzzare e fare tuffi. I soliti meridionali.

Video: "Take me to the river" (Talking Heads, 1978, "More songs about buildings and food"




domenica 6 luglio 2008

Superamento della dualità?

Non esiste più il normale e l'alieno, l'uomo e la macchina, la realtà e il sogno, la psiche e la materia; esiste solo il dato, l'unità di informazione che accomuna ogni cosa.
Ogni cosa è tale in quanto dato in un network informatico che è possibile manipolare e che a sua volta manipola. Niente è più realmente alieno perchè per esistere, per riconoscerne l'esistenza, deve essere inserito nella stessa rete in cui tutto e tutti fanno parte.
L'oggettività delle cose diventa ininfluente, puro supporto, mentre quella del corpo è sempre manipolabile dalla tecnologia, che entra in questa oggettività trasformandola e rafforzandola in un processo di contaminazione che parte dal cervello e arriva a sangue e muscoli.
La battaglia per il potere - dunque - non può che essere la battaglia per il controllo dei dati, dei mezzi di produzione e di manipolazione dei dati, ossia, in ultima istanza, di produzione della nuova realtà.

sabato 31 maggio 2008

Ipnocrazia




L'occhio, gli occhi, vengono incessantemente sollecitati a guardare
il gran numero di schermi e monitor, grandi e piccoli, che hanno invaso il nostro vivere quotidiano.
Sono dappertutto: al bar, nei ristoranti, in tasca, in macchina, al polso, nelle vetrine, sugli autobus, agli angoli delle strade, appesi ai muri di casa al posto dei quadri.
Ovunque giro lo sguardo, trovo un monitor che mi osserva, che vuole comuinicare, che mi chiede di essere guardato.
Percepisco il mondo attraverso i monitor sparsi in ogni angolo della visuale, e questo mi impedisce sempre più di guardare negli occhi il mio prossimo.
Gli schermi si interpongono tra me e la mia realtà rendendolo un rapporto mediato, in-mediato, immediato.
L'immediatezza ha impresso un'accelerazione alla mia visuale e al mio modo di vivere il rapporto con la realtà al punto che la velocità della mia esistenza è aumentata in maniera esponenziale.
Una prova quasi certa è
la percezione che ho del mio tempo, la sua costante diminuzione, poichè sembra non esserci mai tempo sufficiente a mia disposizione per fare tutte le cose che vorrei fare, che ho da fare e che devo assolutamente fare.
Quest'accelerazione ha un doppio risvolto, come in ogni cosa; quello positivo rimane nell'ebrezza che la velocità procura, l'assenza totale di noia, il suo effetto stupefacente; quello negativo è la perdita di visione del contorno, di ciò che mi circonda, e
in forme semi-patologiche può provocare stress, ansia o depressione.
Un po' come correre in auto, o in moto, dove conta solo il punto di convergenza all'orizzonte, mentre i contorni diventano sempre più sfocati, fino a sparire del tutto, man mano che aumento la velocità.
E, di contro, riappaiono via via che la velocità decresce, fino a quando, fermo sul ciglio della strada, guardo nuovamente e
mi accorgo del paesaggio intorno a me, quasi stupito della sua presenza.
Un'esperienza siimile al risveglio.
Perchè in effetti è così: la velocità ipnotizza, rende ciechi.
Ora, la realtà quotidiana immediata, insieme ai modi in cui il potere utilizza tale immediatezza, creano una nuova forma di potere che io chiamo IPNOCRAZIA.
Definisco "ipnocrazia" il potere, in forma manifesta e/o surrettizia, di distogliere lo sguardo dalla realtà non mediata per convergerlo sulla realtà mediata.












giovedì 29 maggio 2008

Dio, Eva e il serpente

Noi percepiamo innanzitutto l'anomalia del fatto bruto di esistere, e solo in seguito quella della nostra situazione specifica: lo stupore di essere precede lo stupore di essere uomo. Eppure il carattere insolito del nostro stato dovrebbe costituire il dato primordiale della nostra perplessità: è meno naturale essere uomo che essere e basta. Questo, noi lo sentiamo d'istinto, e da questo deriva la voluttà che proviamo tutte le volte che ci distogliamo da noi stessi per identificarci con il sonno beato degli oggetti.

La maledizione che ci grava addosso pesava già sul nostro antico progenitore, molto prima che egli si volgesse verso l'albero della conoscenza. Insoddisfatto di sé, lo era ancor più di Dio, che egli invidiava senza esserne consapevole; lo sarebbe divenuto grazie ai buoni uffici del tentatore, coadiutore, piuttosto che autore, della sua rovina.
«Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perchè certamente moriresti». L'avvertimento dall'alto si rivelò meno efficace dei suggerimenti dal basso: migliore psicologo, il serpente trionfò.

Prima viveva nel presentimento del sapere, in una scienza che ignorava se stessa, in una falsa innocenza, propizia all'esplodere della gelosia, vizio generato dal contatto con chi è più fortunato di noi. Ora, il nostro progenitore frequentava Dio, lo spiava ed era da lui spiato: non poteva derivarne nulla di buono.
L'uomo, del resto, non chiedeva che di morire: volendo eguagliare il suo creatore nel sapere anzichè nell'immortalità, non aveva alcun desiderio di raggiungere l'albero della vita, non gli interessava affatto; e di questo Dio parve rendersi conto, giacchè non gliene proibì nemmeno l'accesso: perchè temere l'immortalità di un ignorante?
Se l'ignorante avesse mirato a entrambi gli alberi e fosse entrato in possesso sia dell'eternità sia della scienza, allora si che tutto sarebbe cambiato.

Mettendo l'albero della conoscenza in mezzo al giardino, vantandone i meriti e soprattutto i pericoli, Dio commise una grave imprudenza: anticipò il desiderio più recondito della creatura. Proibirgli l'altro albero, quello della vita, sarebbe stata una tattica migliore.
Se non lo fece, fu perchè sapeva senza alcun dubbio che l'uomo, aspirando subdolamente alla dignità di mostro, non si sarebbe lasciato sedurre dalla prospettiva dell'immortalità, troppo accessibile, troppo banale: d'altronde, non era essa la legge, lo stesso statuto del luogo in cui egli si trovava, il paradiso?

La morte invece, ben altrimenti pittoresca, e investita dal prestigio della novità, poteva incuriosire un avventuriero, disposto a rischiare per essa la propria pace e la propria sicurezza. Pace e sicurezza abbastanza relative, è vero, poichè se pur nel cuore dell'Eden il promotore della nostra razza doveva avvertire un certo malessere; non si riuscirebbe a spiegare altrimenti la facilità con cui cedette alla tentazione.

Vi cedette? Piuttosto la invocò. In lui si manifestava già quell'inattitudine alla felicità, qiell'incapacità di sopportarla che tutti abbiamo ereditato. Egli l'aveva sottomano, poteva farla sua per sempre; la respinse, e da allora la inseguiamo senza ritrovarla; e se anche la ritrovassimo, non ci adatteremmo ad essa meglio di allora. Cos'altro aspettarsi da una carriera iniziata con un'effrazione alla saggezza, con un'infedeltà al dono d'ignoranza che il creatore ci aveva elargito? Precipitati nel tempo del sapere, fummo simultaneamente dotati di un destino, giacchè non v'è destino se non fuori del paradiso.

E. Cioran - La caduta nel tempo


giovedì 22 maggio 2008

meetup adieu!

è terminata ieri, dopo 26 mesi piuttosto intensi, la mia avventura nel meetup, sia nazionale che locale

mi sono cancellato da tutti i board

una scelta dettata dall'ultima censura ricevuta: non solo hanno fatto sparire il 3d intitolato "travaglio è pagato dalle banche?", ma anche il 3d di denuncia della sparizione che avevo aperto subito dopo la scoperta

almeno per me, la situazione era diventata insostenibile: più denunciavo la strumentalità delle operazioni messe in atto da grillo e travaglio, più venivo attaccato dai guardiani del board

non è stata una fuga, ma una presa d'atto: l'obiettivo è manipolare qualunque persona priva o comunque scarsamente dotata di filtri culturali adeguati

e ce ne sono a vagonate

da un punto di vista politico, l'obiettivo non dichiarato di grillo/casaleggio/travaglio/di pietro (più ammennicoli vari come guzzanti, piero ricca, beha) è quello di cooptare il consenso di un'ampia fascia di elettorato, oggi privo di rappresentanza, che prima faceva capo alla sinistra radicale e critica, ai verdi, ai comunisti italiani, ai rifondatori

sto parlando di 3-4 milioni di voti

tutto è più semplice dopo il manifesto accordo tra pd e pdl sulla spartizione del potere (riconoscimento del governo ombra, stagione del dialogo, è tempo di fare le riforme insieme, etc etc)

sarà ancor più semplice per la politica liberal-fascista che il governo berlusconi porterà avanti nel quinquennio

tempo un paio d'anni, e il progetto grillo & co. troverà sponda politica nell'IdV di antonio di pietro, e preparare così il terreno nei due anni successivi (e sono quattro) alle imminenti elezioni politiche di fine legislatura

i
lobotomizzati grillini, per quella data, saranno a buon punto di cottura

pronti per essere scolati e pappati






mercoledì 21 maggio 2008

imagine

L'aumento del tasso sado-masochista nella società surcontemporanea è dovuto alla frustrazione pura, al senso di impotenza determinato dall'esistenza inautentica, di schiavitù imposta come unico possibile stile di vita.

Questa mancanza di senso porta all'eccesso, all'estremo osare, alla supertrasgressione: sono le situazioni "limite" quelle che destano più interesse; ne consegue una relativizzazione e una democratizzazione dell'osare, un venir meno del confine tra empirico e spirituale, tra la cosa e l'uomo, tutto trapassa e transita in tutto, senza che sia più possibile porre argini o freni di qualunque tipo.

Ciò comporta l'entropia negativa del desiderio: la negentropia del desiderio ha bisogno di interferenze e distrazioni in modo da poter sopravvivere alla sua accresciuta complessità, che ha superato il punto di intreccio tra ordine e disordine, per evitare il pericolo di una accelerazione mortale del desiderio, e al contempo la sua ossificazione.

La sfida alla morte del desiderio si dinamizza nel campo della performance estrema del corpo, che esorcizza la morte e la rende immaginaria. Vivere come se non si dovesse mai morire perchè la nostra immagine sopravviverà alle nostre azioni; l'immamgine si sostituisce a noi.








domenica 16 marzo 2008

annulliamoli!

Chi - come me - alle prossime elezioni politiche ha deciso di annullare le schede con un pennarello indelebile (per evitare brogli), può firmare e rendere pubblica la propria scelta

1) Il 13 e 14 aprile 2008 annulla le schede elettorali;

2) devi annullarle perchè le elezioni - per la seconda volta - sono viziate da una legge-truffa;

3) annullando le schede contesti la norma (legge elettorale), non il metodo democratico (il voto);

4) non entrare a far parte degli astensioinisti, ma annulla le schede con un pennarello indelebile;

5) ai seggi forniscono le matite, come nel 1948: tu invece usa il pennarello per evitare brogli elettorali;

6) non è vietato portare un pennarello in cabina;

7) 10 persone decidono le sorti di 60 milioni di cittadini: annullando le schede non diventi complice del regime partitocratico;

8) diffondi l'iniziativa e cerca di convicere il maggior numero possibile di persone ad annullare le schede;

9) se - di fronte alla tua proposta di annullare le schede - incontri qualcuno che ti risponde in modo sgarbato, non tentare di convincerlo a tutti i costi ma allontanati senza polemizzare: frequenze diverse viaggiano su onde radio diverse, ognuno sceglie di sintonizzarsi sulla radio preferita.

10) se vuoi, una volta annullate le schede puoi dichiararlo pubblicamente firmando il modulo online;

ps: se aderisci anche alla proposta di introdurre il "quorum" a tutte le elezioni (politiche/amministrative/europee), come avviene nei referendum, aggiungilo nei "commenti". Infatti, se la regola del quorum fosse stata già in vigore, non vi sarebbe bisogno di tutto questo bailàmme, ma era sufficiente non andare a votare, facendo mancare il quorum, per evitare di ri-eleggere il regime partitocratico.