domenica 20 dicembre 2009

ALBA

La notizia è passata praticamente sotto silenzio, nel nostro Paese, considerando come fondamentale, al suo posto, diramare i comunicati clinici di Berlusconi ogni ora, quasi fosse un Wojtyla qualunque ricoverato in agonia, oltre ai commenti confusi di maggioranza e opposizione. Eppure, ci sarebbe dovuta essere maggiore attenzione all'altra cosa, da parte di media che si reputino destinati a informare i propri lettori su fatti rilevanti e se vogliamo determinanti.
Ebbene la notizia è che l'ALBA ha deciso di abbandonare completamente il Dollaro.
Venezuela, Cuba, Bolivia, Nicaragua, Ecuador e Honduras si sono riuniti a Cuba e hanno confermato che completeranno l'uscita dall'area del Dollaro.
L'"Alternativa Bolivariana para los Pueblos de Nuestra America" (ALBA) che racchiude i paesi appena citati, ha insomma deciso di lasciare alla deriva una moneta ormai priva di valore e di senso, per far entrare in vigore, all'interno della sua associazione, una nuova moneta chiamata SUCRE (Sistema Unico di Compensazione dei pagamenti Reciproci).
La cosa è rilevante per due ordini di motivi, uno dei quali almeno, il primo, è rilevante anche per chi - a nostra differenza - non ha particolarmente a cuore lo studio e l'analisi di alternative monetarie del mondo. Se quest'ultimo è infatti oggetto di riflessione e importanza soprattutto per chi ha ben messo a fuoco la sistematica natura predatrice delle Banche Centrali (molti, ancora oggi, non si rendono conto della cosa) ebbene l'altro aspetto, il principale, ovvero l'abbandono del Dollaro, sarebbe dovuto essere fondamentale da far sapere da parte dei media. Che invece hanno taciuto, o quasi.
Il motivo è presto detto: questa decisione dell'ALBA conferma ancora una volta lo schianto - definitivo - verso il quale si sta dirigendo l'economia americana e quella mondiale a essa collegata.
I motivi, almeno chi ci legge, li conosce: stampa indiscriminata di banconote senza copertura reale da parte della Fed, debito pubblico alle stelle e nessuna possibilità di ripresa per una economia matematicamente già fallita decenni addietro, sono gli elementi che fanno emergere (o dovrebbero) la realtà per quella che è, ossia che l'era del Dollaro è alla fine.
E se i biglietti verdi conservano ancora temporaneamente una certa valuta e una certa credibilità ciò avviene per due motivi ben precisi. Il primo: non ci si rende conto della follia della Fed di stampare banconote prive di valore e immetterle sul mercato. La seconda: cadendo il Dollaro, cadrebbero molte delle economie a esso collegate.
Non è un caso che, senza dare troppo nell'occhio, molte economie mondiali (Cina in primis) stiano ricorrendo all'oro cercando di dismettere per quanto possibile tutte le riserve e i titoli in Dollari presenti nei propri forzieri.
L'ALBA lo fa strillando, come è sua consuetudine. In altri tempi, una dichiarazione del genere avrebbe fatto scatenare una reazione militare negli Stati Uniti.
Vedremo. Ciò che conta, è verificare ulteriori punti che confermano l'analisi fatta. Quanto potrà ancora durare il Dollaro e le economie a esso collegate?
Valerio Lo Monaco
Fonte: www.ilribelle.com>

Ancora sul signoraggio: Adam Kadmon

lunedì 14 dicembre 2009

Alla deriva

La natura violenta e autoritaria del potere politico ai danni della democrazia è ormai evidente. Infatti nessuno parla dell'unica riforma davvero necessaria, la RIFORMA ELETTORALE, che oggi consente a cinque persone di decidere chi entra in parlamento e quale deve essere il governo, nomina portaborse e crea il sistema di sottogoverno, scrive decreti e li applica a colpi di maggioranza esautorando lo stesso potere legislativo.
Dunque il potere legislativo e quello esecutivo sono già, di fatto, un unico potere, al quale può unirsi o quantomeno affiancarsi il c.d. "quarto potere".
Dei tre poteri + uno (legislativo, esecutivo, giudiziario + mass media) e della loro divisione per il conseguente equilibrio, resta assai poco.
Chi sta tentando di arginare questa deriva autoritaria è il potere giudiziario, o meglio, una frangia che usa le armi a propria disposizione per tentare di delegittimare l'azione politica, creare opinione pubblica e quindi consenso (negativo), aprire gli occhi alla gente.
E' dunque vero ciò che dice Berlusconi riguardo la magistratura: esiste un manipolo di giudici politicizzati, ma questi - a mio avviso - tentano solo di arginare l'autoritarismo dilagante e lo strapotere politico che promana da un vertice e poi a cascata coinvolge tutti gli attori.
Ad esempio: se Berlusconi o D'Alema decidono alle prossime elezioni di mettere in cima alla lista dei candidati uomini collusi con mafia e camorra, questi verrebbero senz'altro eletti perchè il sistema elettorale a liste bloccate lo consente; mafia e camorra hanno in tal modo un "loro uomo" all'interno delle istituzioni che, soprattutto nelle commissioni parlamentari, vota e decide questioni esiziali per la vita democratica del paese.
Parlo di commissioni parlamentari perchè solitamente è quello il luogo deputato alla maggior parte di provvedimenti e decisioni importanti, un luogo composto da non più di dieci persone che, come ai tempi del feudalesimo, decide sull'arresto di un parlamentare, sul finanziamento a una lobby, e sulla vita e sulla morte civile degli italiani.
In mezzo ci siamo appunto noi italiani, che in questa finta democrazia non siamo neanche messi in condizione di scegliere i rappresentanti con il nostro voto, unico momento decisionale lasciato al cittadino e quintessenza della democrazia.
Ditemi voi se non è una farsa.
Certo, non andare a votare non scioglie il nodo perchè il sistema è a maggioranza relativa, per cui anche solo il 20, il 10 o addirittura il 5% degli elettori che vota è in grado di rendere legittime le elezioni, a scapito dell'80, 90 o 95 per cento che non andrebbe a votare.
Dunque, che fare?
L'utilizzo delle procedure democratiche ortodosse, come quella di creare opinione pubblica e quindi consenso e quindi un movimento capace di modificare lo status quo non è percorribile, e nemmeno dare la preferenza a tribuni in combutta con lobbies economiche "finto-mondiste".
Le possibilità sono due: la prima è A)auspicare una riforma elettorale che elimini il blocco delle liste; B)elimini il rimborso elettorale a qualunque formazione raggiunga lo 0,8%; C) introduca il sistema a maggioranza assoluta.
A)L'eliminazione del blocco delle liste garantirebbe una parvenza di scelta da parte dell'elettore, anche se la compilazione delle medesime verrebbe ugualmente fatta dai partiti.
B)L'eliminazione del rimborso elettorale ai partiti, oggi esteso fino a quelli che raggiungono lo 0,8%, eviterebbe la corsa finalizzata al mero rimborso in onore al principio decubertiano che "l'importante è partecipare". Il finanziamento pubblico ai partiti è stato abolito con referendum popolare nel 1993 ma è stato fatto rientrare - indovinate da chi? - proprio sotto la voce "rimborso elettorale" per un ammontare che, udite udite, raggiunge i 5 (cinque) euro per ogni avente diritto al voto. Quindi 5 euro non già moltiplicati per chi effettivamente è andato a votare, ma per tutti gli aventi diritto! La solita "anomalia" italiana.
C)il sistema a maggiorana assoluta - in vece di quello attualmente in vigore a maggioranza relativa - introduce di fatto il quorum; è vero che le elezioni in Italia raggiungono quasi sempre percentuali "bulgare" (anche se da anni la tendenza è al ribasso), ma darebbe una possibilità in più all'elettore in quanto se vota vale uno, ma varrebbe uno anche se non andasse a votare, mentre oggi vale zero. Provate a immaginare quel popolo italiano, lo stesso che ha mandato in parlamento Ilona Staller ad esempio, che ha la forza nel voto/non-voto di decidere REALMENTE sulla sorte dei candidati: sono convinto che sarebbe un'ecatombe.
Ma è anche evidente, oltre che realistico, che i politici non riformeranno mai la politica affinchè essa diventi - finalmente - strumento di amministrazione civile. Dunque resta solo l'altra possibilità.
L'altra possibilità a nostra disposizione è la disobbedienza civile, attuata in maniera non violenta ma ferma, l'unica in grado di inceppare ulteriormente la già farraginosa e corrotta macchina politico-statale.