lunedì 29 settembre 2014

Visioni di Franco Berardi (detto BiFo)

Ricordo ancora il suo primo libro che ho letto, Neuromagma, dove ogni pagina mi chiedeva un tempo infinito di comprensione, entrando in concetti e costruzioni logiche del tutto nuove per me. Da allora l'ho sempre seguito - per quanto possibile - nei suoi ragionamenti, e posso dire senza smentire me stesso (capita raramente ormai ..!) che Franco Berardi è tra gli intellettuali italiani che prediligo, per il suo essere in rapporto perenne con la realtà che lo circonda (vedi qui e qui), la conseguente profondità di analisi, la capacità di visione.
Riporto dunque un suo bellissimo scritto dell'agosto 2014, titolato "Malinche e l’automa", che stamane ho letto d'un solo fiato, mentre ero preso dai cavoli quotidiani e inutili, e che mi ha regalato un quarto d'ora di serenità mentale al pensiero che - si - esistono persone al mondo che quando scrivono ti fanno star bene.

«Malinche e l’automa
di Franco Berardi Bifo

Quando flussi di incomprensibile enunciazione provenienti dalla Meta-macchina semiotica invadono lo spazio dello scambio simbolico, il nostro mondo collassa perché siamo incapaci di dire qualcosa di efficace sugli eventi e le cose che ci stanno intorno. I nostri discorsi girano a vuoto: sono lamenti, imprecazioni, ma non agiscono più sulla realtà.

La colonizzazione spagnola del Mesoamerica fu essenzialmente un processo di sottomissione culturale e simbolica. La “superiorità” dei colonizzatori stava essenzialmente nell’efficacia operativa delle loro produzioni tecniche. La colonizzazione distrusse l’ambiente culturale nel quale le comunità indigene avevano vissuto per secoli: la tecnologia alfabetica, il potere della parola scritta superarono devastarono e alla fine sostituirono le culture indigene. Il messaggio cristiano si contaminò con le mitologie pre-coloniali, e la cultura messicana ne emerse come effetto della sottomissione alla semiosi alfabetica e come effetto di sincretismo e contaminazione. Grazie alla superiorità funzionale della semio-macchina alfabetica gli europei sottomisero e modificarono l’universo culturale dei nativi.

Il mito di Malinche sta a fondamento dell’inconscio latino americano. Prima dell’arrivo degli spagnoli Malinche, di nobile famiglia Atzeca era stata venduta come schiava a commercianti di passaggio dopo la morte del padre. Quando arrivò Cortes, Malinche aveva appreso diversi dialetti Maya oltre alla madre lingua Nahuatl. Donna di eccezionale bellezza e di grandi risorse intellettuali, divenne l’amante di Cortes e lo accompagnò come interprete. Tradusse il dialogo tra Cortes e Montezuma, e tradusse le parole che Cortes e i suoi religiosi rivolgevano alle folle degli indigeni. Come riuscì a tradurre la mitologia Cristiana e i principi etici nella lingua mitologica di Quetzalcoatl e di Huizilopochtli?

Che tipo di trasformazioni simboliche introdusse? La traduttrice era traditrice da ogni punto di vista: tradiva il suo popolo facendo lega con gli invasori. Ma al tempo steso tradiva i conquistatori e il suo stesso amante. Dal punto di vista morale non doveva nulla al suo popolo che l’aveva resa schiava. Cortes l’aveva scelta come amante e come collaboratrice, ed ebbero un figlio, Martin, il primo Messicano. Malinche è il simbolo della fine di un mondo e anche il simbolo della formazione di un nuovo spazio semiotico e culturale. Solo quando sei capace di vedere la fine del tuo mondo, un nuovo mondo può essere immaginato. Solo quando ti liberi dalla speranza (il peggior nemico dell’intelligenza) cominci a vedere il nuovo orizzonte di possibilità. Questa è la lezione che Malinche ci offre.

Democrazia

Il 31 Ottobre 2011 George Papandreou annunciò l’intenzione del suo governo di tenere un referendum per decidere se accettare i termini dell’accordo sul salvataggio dell’eurozona. Voleva che il suo popolo potesse decidere se accettare o respingere il diktat finanziario che stava strangolando la società greca. Quella notte stessa il primo ministro eletto di Grecia fu obbligato a rassegnare le dimissioni. Proprio laddove venticinque secoli fa la democrazia fu inventata essa venne cancellata. Non tornerà in vita mai più. L’astrazione finanziaria ha ingoiato il destino di miliardi di persone nel mondo. Il salario dei lavoratori europei si è dimezzato negli ultimi dieci anni, la disoccupazione e la precarietà crescono mentre i profitti finanziari schizzano verso l’alto.

Guerra

Il continente euroasiatico va verso una proliferazione di micro-guerre che si saldano in una guerra frammentaria totale. La guerra infinita lanciata da Cheney e Bush ha aperto la strada alla costituzione del Califfato islamista.In Giappone il primo ministro è il nipote di un ministro del governo nazista del 1942. Un razzista accusato di assassinio di massa (naturalmente neoliberista) è primo ministro dell’India. La guerra euro-russa si prepara al confine ucraino. Il capitalismo è destinato a prosperare grazie alla schiavitù di massa e alla catastrofe ambientale e lo scontro tra astrazione finanziaria e bio-fascismo si diffonde. L’attività cognitiva automatizzata si separa dal corpo collettivo, e il corpo decerebrato prende la forma dell’aggressività identitaria. Il fascismo rinasce dallo spirito di vendetta dei perdenti: gli sconfitti della competizione economica si uniscono sotto le bandiere dell’identità aggressiva.

Potere bio-finanziario

Depotenziato dalla macchina globale della finanza lo stato nazionale è impotente a governare. Le corporazioni globali prendono il suo posto. L’automazione di mente linguaggio emozioni è l’architettura del potere bio-finanziario. Poco importa che la macchina militare americana giri a vuoto grazie alla strategia fallimentare di Bush. La potenza non è più politica o militare, ma si fonda sulla penetrazione di atomismi tecno linguistici nella sfera del linguaggio e della vita, e sull’automazione dell’attività cognitiva.

Il compimento

Per quanto mediocre, il romanzo The circle di Dave Eggars è una metafora della relazione tra tecnologia comunicazione, emozionalità e potere. The Circle è il nome di una corporation, la più potente del mondo: una sorta di conglomerato di Google più Facebook più Paypal più Youtube e molto altro. Tre uomini guidano la compagnia: Stockton è il pescecane finanziario, Bayley è l’utopista illuminato che vuole stabilire la perfezione sulla terra obbligando tutti a essere perfettamente trasparenti, e Ty Gospodinov è colui che ha concepito originariamente l’impresa, la mente che sta dietro tutto il progetto. Il principale personaggio del romanzo, però, è Mae, una giovane donna assunta dalla compagnia durante il processo del Compimento (Completion), la fase finale di implementazione di TrueYou, un programma che deve rendere obbligatoria la registrazione di ogni istante della vita per la continua condivisione, per la totale apertura e trasparenza. Grazie alla sua dedizione alla missione di trasparenza totale, Mae diventa la portavoce della corporation, la faccia che appare ogni giorno sugli infiniti canali della pervasiva televisione del Circle, l’ambasciatore del nuovo Credo.

The Circle è un libro sul tema della cattura definitiva dell’attenzione umana: comunicazione ininterrotta, amicizia obbligatoria, creazione di un nuovo bisogno, l’ossessivo bisogno di esprimersi e condividere continuamente. Si potrebbe osservare che Eggars sta semplicemente riproponendo Orwell, più di 60 anni dopo la pubblicazione di 1984. È vero, ma nelle pagine finali il romanzo di Eggars va oltre Orwell, quando le parole di Ty Gospodinov rivelano la potenza transumana dell’incubo totalitario del Compimento. Nell’ultima scena l’inventore e fondatore del Circle incontra clandestinamente Mae, la neofita che ha sedotto il pubblico globale. Le rivela di aver perduto il controllo della sua creatura, e di essere privato di ogni potere sul dispiegamento inarrestabile del progetto che ha originariamente concepito:  “Non volevo che questo accadesse, ma sta andando troppo veloce. Non volevo un mondo nel quale l’appartenenza al Circle è obbligatoria, in cui i governi e la vita del pianeta è tutta incanalata attraverso un unico network. Un tempo c’era la possibilità di venirne fuori, ora non più. Il compimento è la fine. Stiamo per chiudere il circolo che intrappola tutti. È un incubo totalitario.” L’automa non può essere fermato perché il creatore è stato sopraffatto dalla sua creatura: il circolo dell’attenzione continua, la cattura dell’attenzione. Il circolo del potere totale e della totale impotenza.

Potremo?

All’inizio del ventunesimo secolo siamo in una posizione simile a quella di Malinche: il conquistatore è qui, pacifico o aggressivo, funzionalmente superiore, irraggiungibile, incomprensibile. L’automa bio-info prende forma nel punto di connessione tra macchine elettroniche, linguaggi digitali e menti formattate in modo tale da essere compatibili con il codice. Il flusso di enunciazione dell’automa produce un mondo connettivo che i codici congiuntivi non possono interpretare ed è incompatibile con la civiltà sociale prodotta da cinque secoli di umanesimo illuminismo e socialismo.

L’automa è la reificazione dell’attività cognitiva connessa di milioni di semio-lavoratori in tutto il mondo. Solo diventando compatibili con il codice connettivo i semio-lavoratori possono entrare nel processo della rete. Questo implica la disattivazione dei modelli congiuntivi di comunicazione e di percezione (compassione, empatia, solidarietà, ambiguità ironia), e questo apre la strada all’assimilazione dell’organismo consapevole con l’automa digitale. L’astrazione finanziaria si fonda sull’operazione impersonale degli automatismi. Nessuno è davvero al potere, nessuno prende consapevolmente decisioni: una catena logico-matematica ha sostituito la decisione, e l’algoritmo del capitale è divenuto indipendente dalla volontà individuale del proprietario. Saprà l’intelletto generale emanciparsi dall’automa? Può la coscienza agire sull’evoluzione neurale?

Riemergeranno in forma postumana il piacere, l’affetto, l’empatia? Sapremo tradurre in linguaggio umano il linguaggio connettivo della macchina automatica che ronza sempre più forte nelle nostre teste? A queste domande solo Malinche può rispondere, aprendosi all’altro incomprensibile, tradendo il suo popolo e reinventando un linguaggio per esprimere quello che non può essere detto (Agosto 2014)».

domenica 21 settembre 2014

Evergreen

Tra le varie catene che girano su facebook e whatsapp, la "top ten" degli album musicali mi è piaciuta.
In effetti non più di qualche settimana fa, mentre ero in macchina con radio a palla, ascoltavo Sade (in lista) e pensavo alla immortalità di molti brani, sempreverdi come alberi secolari, e alla necessità di fare al più presto un cd con i miei preferiti.
Mera illusione, perchè se ne avessi il tempo sarebbe un ottimo momento. E invece non lo è.
Ad ogni modo, stamane è arrivato il post dell'amico Franco Matteo che mi "nominava" in questa nuova catena. Fermarsi a dieci album senza escluderne qualcuno è impossibile: quali inserire, e con quale criterio?
Dopo lunghi mumble mumble ho scelto la mia timeline, sono andato a ritroso nel tempo cercando di acciuffare un pezzo alla volta.
Per ora mi fermo qui, ma quando ne becco uno lo aggiungo ... promesso!

1) Smooth operator - Sade
2) Everybody needs somebody to love - the Blues Brothers
3) Lets get it on - Marvin Gaye
4) I Feel Good - James Brown
5) Don't Stop 'Til You Get Enough - Michael Jackson
6) She Came In Through The Bathroom Window - Joe Cocker
7) La vie en rose - Grace Jones
8) Something - George Harrison
9) Thieves Like Us - New Order
10) Police on my back - The Clash
11) The Wall (tutto) - Pink Floyd
12) New gold dream - Simple Minds
13) A Forest - The Cure
14) Uncertain Smile - The The
15) Burning down the house - Talking Heads
16) Tunnel of love - Dire Straits
17) Sultans Of Swing - Dire Straits
18) Let's Spend The Night Together- Rolling Stoones
19) Steppin' Out - Joe Jackson
20) You've got a Friend - James Taylor




martedì 16 settembre 2014

ciao Annarita ...



Conoscevi tutti, e tutti conoscevano te.
Anche io ho avuto fin da subito questo privilegio. La simpatia che ci ha legato tra i banchi di scuola, tutto sommato un periodo anche piuttosto breve, ci ha invece poi accompagnato per un lungo tratto di vita. Solo in quest'utltimo non avevo piacere ad incontrarti, perchè ti vedevo come mai avrei voluto.
Quando ho avuto la notizia ho cominciato a cercare una foto insieme, ho scartabellato come un matto nell'archivio, e non ne ho cavato un ragno dal buco. Ero scoraggiato, ma poi d'un tratto mi son reso conto che noi le foto non le facevamo quasi mai, troppo impegnati a vivere intensamente per metterci in posa come imbecilli, come si fa adesso. Sembra che senza foto non si sia vissuto, e invece è esattamente il contrario. Mi ha sempre
affascinato la teoria di quel tipo - non ricordo chi fosse - che ogni scatto era un attimo perso per sempre.
Allora ho cominciato a scartabellare nella memoria ... quanti ricordi sono venuti fuori!
Dopo la breve parentesi del liceo dove ti ho conosciuta, nel 1978, inclusa una mitica gita sulla neve a Falcade, c'è un vuoto fino alla seconda metà degli anni '80, quando venivi a casa mia a Sala Abbagnano per darmi ripetizioni d'inglese; tu lo parlavi già molto bene, eri stata in Inghilterra almeno un paio d volte. Non volesti i soldi, e mia madre per sdebitarsi ti regalò una lacoste verde pisello che ti piacque moltissimo!
Poi il periodo del Tipo Tapo, le serate a tirare tardi, a parlare di "quello stronzo ... ", i primi weekend a "lu Vallo", i Talking Heads, i tuoi mal di testa, violentissimi già allora, le pillole per l'acne.
E poi ancora gli innumerevoli weekend a Licosa, inizio anni '90, la prima musica house e le nottate al D&D, le grigliate a Ogliastro, l'inverno a casa di Misha ... un periodo meraviglioso anche quello.
Ci siamo persi e ritrovati innumerevoli volte, ma era sempre come se ci fossimo lasciati cinque minuti prima. Fino al tuo matrimonio, che ricordo con nitidezza, la chiesetta di Sala Abbagnano, una giornata torrida di luglio, il giorno del mio compleanno, caldo secco e forte, ma tu eri fresca e radiosa, il primo matrimonio "fast food" nella storia di Salerno: taglio della torta nel piazzale e tutti a casa. Sei sempre stata molto "easy", anticonformista, e questo tratto mi ha sempre affascinato in te. E' stato a quel punto che ti ho "persa", sei entrata in una vita nuova, ne hai generate altre due, mentre io incasinavo la mia.
Fino a quando ci incontrammo a piazza Portanova, maggio 2002 più o meno, ero con Egidio di pochi mesi e ricordo ancora come lo guardasti con amore, non l'ho mai più dimenticato.

Tutto il resto è paranoia, la malattia combattuta con tutte le forze, il tuo ostentarla su facebook fin dal 2009, una novità assoluta anche questa, la condivisione del proprio male per esorcizzarlo. Sapessi quante "cesse" hanno scritto sulla tua bacheca ora che non puoi rispondere, quante lacrime di coccodrillo, quanta ipocrisia, quanta falsità. Forse è anche per questo che non sono venuto al tuo funerale, per evitare la finzione di ossequiare una bara vuota. Perchè era vuota, non ho alcun dubbio. Te ne sei andata chissà dove, allora io sono venuto a cercarti al mare, sulla spiaggia, il tuo posto preferito, mentre tutti piangevano una bara vuota. Ti ho pensato, amica mia, al mare, all'ultima volta che ti ho vista, ho pensato alla vita difficile che hai avuto, ma anche alle centinaia di risate che ci siamo fatti insieme. Tra qualche settimana chiamo Mattia, chissà, magari ha voglia di fare una partitina a tennis. E' un ragazzino meravigliso, un piccolo grande uomo, ha scritto una cosa sulla tua bacheca talmente semplice ma così toccante che se l'avessi letta saresti scoppiata a piangere, come ho fatto io. Tela copioincollo qui sotto, non si sa mai ... :-)
Ti hanno portato al cimitero di Capaccio, verrò a trovarti lì.
Mi mancherai, ti bacio, amica mia.

                                                                                 Adriano



Road to nowhere (Talking Heads, 1985)