Dapprima lo sdoganamento del porno, avvenuto (ricordiamolo) anche con l'avvento programmato di attori e attrici pornografici successivamente diventati protagonisti di fiction, talk-show etc etc, in tal modo trasformati in star da invidiare ed imitare, fenomeno ormai ampiamente diffuso anche in ambito web e fruibile senza alcun problema da tutte (tutte) le fasce d'età. Oggi, ma già ieri, un bambino di 10 anni entra in un sito porno e vede filmati di persone che si accoppiano in gruppo, indifferentemente uomini e donne, anche con animali, magari con abbondanti effluvi corporali, secondo categorie ormai note stilate dagli stessi siti pornografici: Amateur, Anal, Asian, Ass, Ass to Mouth, BBW, Big Ass, Big butt, Big tits, Bisexual, Blonde, Blowjob, BoB, Brunette, Casting, College, Compilation, Couples, Creampie, Cumshots, Cunnilingus, Dildos/Toys, DP, Ebony, European, Facial, Fantasy, Farting, Female Friendly, Fetish, Fingering, Funny, Gay, German, Gonzo, Granny, Hairy, Handjob, HD, Hentai, Homemade, Instructional, Interracial, Kissing, Latina, Lesbian, Massage, Masturbation, Mature, Milf, Orgy, Panties, Pantyhose, Pis, POV, Publi, Pupping, Redhea, Rimming, Romantic, Shaved, Shemale, Solo girl, Solo Male, Scat, Squirting, Straight Sex, Swallow, Teen, Threesome, Vintage, Voyeur, Webcam, Young/Old, 3D.
Chiedo venia ai praticanti di qualche specialità non volontariamente omessa.
Una bella varietà zoofila che senza alcun dubbio crea confusione all'utente/voyeur/bambino-a, rendendoli incapaci di riconoscere e discernere una sessualità normale da una pervertita, fino ad arrivare all'ormai arci-noto nonché must a livello di perversioni scat/pis/fetish "Two girls, one cup", diventato virale in tutta la rete.
Allo sdoganamento pornografico, poco dopo è seguito lo sdoganamento dell'omosessualità, il cosiddetto "fenomeno gender": assistiamo "impotenti" alla diffusione spasmodico-compulsiva di immagini e filmati gay-lesbo da parte dei mainstream nazionali e internazionali (in primis Tv, cinema e pubblicità). Anche qui l'obiettivo è sempre lo stesso: creare confusione "gender" nelle nuove generazioni in erba, quelle che stanno avendo o ancora non hanno avuto alcuno sviluppo ormonale.
Siamo al punto che parlare male dei gay/lesbiche in pubblico può portare al "reato di omofobia", già allo studio di illustri giuristi.
Non da ultimo, il recente caso degli stilisti Dolce & Gabbana, omosessuali dichiarati, rei di aver parlato male di persone con i loro stessi gusti, cui è seguito un attacco feroce da parte in primis del notissimo cantante pop Elton John, che ha invitato le eliìte di tutto il mondo dello spettacolo a boicottare la nota azienda di abbigliamento.
Siamo di fronte, come giustamente sottolinea il giovane filosofo Diego Fusaro, in presenza di un vero e proprio attacco alla sessualità ed alla creazione sistemica e scientifica del caos-gender a livello adolescenziale, con la confusione dei ruoli e dei sessi. Rimando in proposito a questo articolo per un'ottima riflessione dello stesso Fusaro sulla vicenda.
Terzo, pericolosissimo, il tentativo di sdoganamento della pedofilia, di cui allego un solo link.
Arriviamo così al motivo di questo post.
Uno studio "approfondito e ragionevole" (virgolette obbligatorie) spiegherebbe al di là di ogni ragionevole dubbio che l'omosessualità non dipende da fattori genetici bensì ambientali.
In buona sostanza, alla famosa domanda: gay si nasce o si diventa, questa ricerca risponde senza mezzi termini che gay non si nasce ma si diventa.
Mi riprometto di approfondire questo argomento, vastissimo e complicato, ma di estrema attualità e importanza per una serie numerosa di ragioni. Chuido il mio commento adesso, 13 marzo 2015 ore 17:47, con l'articolo in questione:
"Chi promuove l’omosessualismo (e l’ideologia gender) fa di tutto per sdoganare l’idea che l’omosessaulità sia “naturale”. Corrispondenza Romana ci porge risposte chiare ed inequivocabili alla domanda se l’omosessualità sia una questione genetica o no.
Gay si nasce o si diventa? La fatidica domanda, riguardo l’esistenza di un presunto gene gay innato, ogni tanto ritorna, sebbene il quesito abbia, da tempo, ricevuto ampie e inequivocabili risposte. Recentemente la questione è stata portata nuovamente alla ribalta da una organizzazione di ex gay, americana, chiamata PFOX, la quale ha promosso a Richmond, capitale dello Stato della Virginia, una ampia campagna pubblicitaria per far conoscere i reali dati scientifici riguardo l’omosessualità.
In particolare, tali dati riportano diversi casi di gemelli omozigoti, quindi perfettamente identici, che tuttavia differiscono per tendenze sessuali. Esistono almeno otto importanti studi scientifici condotti su gemelli identici in Australia, Stati Uniti, e in Scandinavia, durante gli ultimi due decenni che mostrano come gli omosessuali non sono nati omosessuali.
Il dott. Neil Whitehead, che dopo avere prestato servizio per 24 anni come ricercatore scientifico per il governo della Nuova Zelanda, e aver lavorato alle Nazioni Unite e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, oggi ricopre il ruolo di consulente per alcune università giapponesi, sottolinea il ruolo irrilevante della genetica nella scelta dell’orientamento sessuale, affermando: «al meglio la genetica è un fattore secondario». I gemelli monozigoti derivano da una singola cellula uovo fecondata, ciò significa che essi sono nutriti in condizioni prenatali uguali e condividono il medesimo patrimonio genetico.
Da qui consegue che, se l’omosessualità fosse una tendenza innata, stabilita dai geni, ci si aspetterebbe che tale attrazione fosse sempre identica nei gemelli monozigoti. Come nota infatti il dott. Whitehead: «dal momento che hanno DNA identici, dovrebbero identici al 100%». Tale ipotesi è però smentita dalla realtà dei fatti che attestano che «se un gemello identico ha attrazione per lo stesso sesso la possibilità che il co-gemello abbia la stessa attrazione è solo di circa il 11% per gli uomini e del 14% per le donne». Il dott. Whitehead conclude dunque escludendo categoricamente che l’omosessualità possa dipendere da fattori genetici: «nessuno nasce gay. (…) Le cose predominanti che creano l’omosessualità in un gemello identico e non negli altri devono essere fattori post-parto».
Secondo lo specialista l’attrazione per lo stesso sesso (SSA) è determinata da «fattori non condivisi», cose che accadono ad un gemello, ma non l’altro, o da una differente reazione personale ad un specifico evento da parte di uno solo dei gemelli. Pornografia, abusi sessuali, particolare ambiente familiare o scolastico sono tutti elementi che possono influenzare in modo diverso l’uno rispetto all’altro. Un gemello potrebbe non essere in grado di interagire socialmente come l’altro gemello, provocandosi una sensazione di solitudine, che potrebbe poi portare alla necessità di essere accettato da un gruppo di persone, e in alcuni casi, tale gruppo diventano le comunità LGBT. Secondo il dott. Whitehead infatti, «queste risposte individuali e idiosincratiche a eventi casuali e ai fattori ambientali comuni predominano».
Il primo studio approfondito su gemelli monozigoti è stato condotto in Australia nel 1991, seguito da un altro grande studio americano nel 1997. Oggi, lo strumento principale per la ricerca biomedica, secondo lo specialista, sono i registri nazionali sui gemelli: «i registri dei gemelli sono la base dei moderni studi sui gemelli. Ora sono molto grandi, ed esistono in molti paesi. Al momento è in progettazione un gigantesco registro europeo del quale faranno parte 600.000 membri, ma uno dei più grandi attualmente in uso si trova in Australia, con più di 25.000 gemelli registrati».
Nel 2002 la coppia di sociologi americani Peter Bearman e Hannah Brueckner ha pubblicato uno studio che ha coinvolto 5.552 coppie di gemelli degli Stati Uniti, mettendo in evidenza come l’attrazione per persone dello stesso sesso tra gemelli identici era comune solo al 7,7% per i maschi e al 5,3% per le femmine. La stessa ricerca ha preso in esame anche il cambiamento di orientamento sessuale durante il corso della vita, osservando come la maggior parte di questi cambiamenti, avvenuti per via “naturale” piuttosto che terapeutica, sono indirizzati verso una esclusiva eterosessualità, con il 3% della popolazione eterosessuale che afferma di essere stata in passato anche bisessuale o omosessuale. Alla fine tali dati hanno fatto emergere un dato curioso per il quale il numero delle persone che hanno cambiato il loro orientamento sessuale verso una totale eterosessualità risulta più alto dell’attuale numero di bisessuali e omosessuali messi insieme. In altre parole, conclude Whitehead, «gli ex gay superano per numero gli attuali gay».
Ancora una volta la realtà sbatte la porta in faccia all’ideologia. La forsennata ed tendenziosa ricerca degli attivisti LGBTQ riguardo l’esistenza di un agognato gene gay, che attesterebbe la normalità dell’omosessualità si deve, infatti, bruscamente arrestare davanti agli inoppugnabili dati concreti che certificano chiaramente come l’omosessualità non ha nulla di genetico e naturale. Più che di “gene gay” sarebbe corretto parlare di “virus gay”; se nessuno nasce infatti con il gene dell’omosessualità tutti, e in particolare le giovani generazioni, sono a rischio contaminazione dell’ideologia del gender imposta come diktat etico dal mainstream culturale dominante".
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